Filippo Faustinelli visse a Billhorner Deich 76 prima della sua deportazione nel campo di concentramento

Billhorner Deich 76 è stata una delle tappe del tour organizzato oggi dalla Fondazione Wasserkunst Kaltehofe nell’ambito della Settimana della Memoria nel centro di Amburgo. Wolfgang Wiedey ha guidato la visita alle singole stazioni. Il tour è iniziato davanti al monumento ai lavoratori forzati nazisti a Kaltehofe, ha portato alla pietra d’inciampo per Italo Carlini a Billhorner Deich 2, all’ex ospedale pediatrico Rothenburgsort in Marckmannstraße, al monumento alla Feuersturm e infine al monumento ai bambini di Bullenhuser Damm.

Nell’edificio di Billhorner Deich 76, tuttora esistente, è testimoniata la presenza di un “campo di lavoro orientale” con una propria cucina e 83 partecipanti ai pasti documentati. Qui furono ospitati italiani nel 1941 e cittadini polacchi nel 1943 dalla Reichsbahn.

Uno dei nomi noti è quello di Filippo Faustinelli, un immigrato italiano che, secondo i documenti precedenti, era arrivato ad Amburgo nel 1941. La sua prima apparizione nei documenti risale al marzo 1941. Visse nel campo della Reichsbahn a Billhorner Deich 76 e morì nel campo di concentramento di Schandelah il 3 dicembre 1944.

Filippo Faustinelli era un immigrato per lavoro ad Amburgo dal 1941

La Germania e l’Italia erano alleate politicamente e militarmente. A partire dal 1938, i due Paesi firmarono un accordo che regolava l’utilizzo della manodopera italiana in Germania. A quel tempo, 31.000 persone furono impiegate in tutta la Germania, soprattutto in agricoltura. Erano impiegati soprattutto nella Germania centrale, nella Bassa Sassonia, nell’Assia, nella Germania sud-occidentale e in Baviera.

Nel giugno 1940 fu raggiunto un ulteriore accordo per l’invio di 20.000 lavoratori industriali dall’Italia. Furono impiegati anche a Wolfsburg e negli stabilimenti VW di Fallersleben. Il loro impiego era limitato a un anno. Nel febbraio 1941 furono richiesti 200.000 lavoratori dall’Italia.

Alla fine di aprile 1941, contrariamente a tutti gli annunci, il numero di italiani reclutati per il distretto del Nordmark era relativamente basso. I 1.898 uomini e le 109 donne costituivano solo l’1,8% di tutti gli stranieri che lavoravano nel distretto dell’ufficio del lavoro di Nordmark. Per Amburgo, esistono dati relativi agli stranieri impiegati nell’economia industriale all’inizio del 1941, secondo i quali 531 italiani lavoravano come operai industriali. Uno di loro era Felippo Faustinelli. Poiché i registri dell’Ufficio del Lavoro di Amburgo per questo periodo sono ancora chiusi nell’Archivio di Stato di Amburgo, non è possibile fornire informazioni più precise.

Alla fine di luglio 1941, il numero di lavoratori italiani ad Amburgo era salito a 1.984 unità. In ordine di importanza, erano impiegati soprattutto nell’edilizia, nelle fabbriche di armamenti e nel settore dei trasporti, in particolare con la Deutsche Reichsbahn. Secondo le stime di Friederike Littmann, all’inizio del 1943 il numero di italiani tra gli stranieri era salito al “gruppo più numeroso con una quota del 20%”. Questo corrispondeva a circa 6.200 persone”.

Campo della Reichsbahn a Billhorner Deich 76

Il campo di Billhorner Deich 76 era uno dei campi della Reichsbahn, quindi all’epoca aveva lavorato per le ferrovie insieme ad altri connazionali. È provato che qui c’erano lavoratori forzati provenienti da altri Paesi. All’epoca qui si trovavano la stazione di smistamento e il deposito di manutenzione ferroviaria di Rothenburgsort.

Filippo Faustinelli era impiegato presso un’impresa di costruzioni, la Max Giese, ad Amburgo, al più tardi dall’ottobre 1943. Doveva vivere nel campo “Millerntorplatz”. Oggi si troverebbe all’altezza dello “Zwick”. Era uno dei circa 500 italiani che lavoravano ancora ad Amburgo nell’estate del 1943 e non tornarono in Italia. Migliaia di italiani di Amburgo rescisero i loro contratti di lavoro in vista della distruzione della città nel luglio 1943.

Lo status degli italiani in Germania cambiò l’8 settembre 1943, quando il Paese annunciò l’armistizio con gli Alleati e in cambio i soldati italiani furono disarmati e fatti prigionieri dalla Wehrmacht tedesca. Coloro che non erano disposti a continuare a combattere come soldati a fianco della Germania nazista divennero lavoratori forzati. Quelli che un tempo erano alleati divennero “traditori”.

Finora non si può dire di più sulle stazioni di lavoro e sui campi di Amburgo di Filippo Faustinelli. Documenti della fine degli anni ’40 suggeriscono che lavorò per l’impresa di costruzioni Max Giese dal 22 settembre 1943 fino alla sua prigionia nel campo di concentramento di Neuengamme nel giugno 1944.

Perì nel KZ campo satellite di Schandelah

Si sa solo che fu deportato nel campo di concentramento di Neuengamme nel giugno 1944 e da lì nel campo satellite di Schandelah del campo di concentramento di Neuengamme vicino a Braunschweig nel luglio 1944, insieme ad altri prigionieri italiani provenienti da Neuengamme. Qui morì il 3 dicembre 1944.

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